a prima prova dell’esistenza di testuggini palustri sopravvissute alle drammatiche alterazioni degli habitat naturali nell’Albenganese fu un maschio raccolto nel fiume Centa da un pescatore, successivamente affidato all’Acquario di Genova dal Corpo Forestale dello Stato nel maggio 1994. Sedici mesi dopo venne trovato un secondo esemplare: si trattava di una femmina adulta ferita non gravemente da un veicolo a Ceriale. In seguito a questi importanti ritrovamenti, cominciò ad organizzarsi una cordata di enti che unirono i loro sforzi in modo da creare una “task force” finalizzata a raccogliere la maggior quantità di dati possibile sulla presenza di Emys orbicularis nella porzione più occidentale della Provincia di Savona. In questo modo è stato sommariamente ricostruito l’areale di distribuzione che le testuggini palustri dovevano occupare fino all’inizio degli anni ‘70, quando esse erano comunemente osservate in numerose località comprese fra Andora e Borgio Verezzi. Inoltre, secondo quanto rilevato in numerose interviste ad Albenga, nella Piana del Centa le testuggini venivano avvistate numerose lungo ruscelli a lento corso, stagni e canali di irrigazione fino agli anni ‘80, quando subirono un’evidente rarefazione, probabilmente causata dalle rilevanti alterazioni degli habitat (disseccamento delle zone umide per la captazione delle acque, artificializzazione dell’alveo dei torrenti, diffusione di fertilizzanti e fitofarmaci chimici).
Alcune delle fonti intervistate indicavano un rio situato in un’area molto antropizzata all’interno del Comune di Albenga, come il posto più indicato per trovare le ultime testuggini eventualmente sopravvissute. Nell’ottobre 1995 cominciarono quindi i monitoraggi lungo questo torrente a lento corso, il quale, pur in condizioni ambientali critiche, sembrava presentare numerosi tratti dell’alveo ben conservati. Qui, nel 1996, venne recuperata una grossa femmina di Emys. Nel 1998, durante radicali interventi di regimazione idraulica del rio in questione, venne ottenuto un rallentamento dei lavori, per tentare la cattura degli esemplari superstiti con una nassa, ma non ne fu rinvenuto alcuno. Nello stesso anno, nuovi contatti produssero un’eccezionale scoperta in località Salea d’Albenga: un piccolo stagno permanente, di circa 60 m2, all’interno del quale era presente una piccola colonia di Emys orbicularis (almeno nove esemplari di diverse età).
L’area - la cui ricchezza in termini di biodiversità era resa ancora maggiore dalla presenza di un sito di riproduzione di Pelodytes punctatus, anfibio raro in Liguria - non soltanto non era tutelata, ma minacciata da un progetto di trasformazione in discarica di terreni. Non intravedendo possibilità per assicurare la protezione del sito, ci si attivò per ottenere dal Ministero dell’Ambiente l’autorizzazione per catturare e portare all’Acquario di Genova le testuggini ivi presenti. Fu così che, nel corso del 1999, il contingente di Emys presso l’Acquario di Genova crebbe fino a raggiungere le 15 unità, grazie agli esemplari via via catturati con la nassa, i quali si aggiungevano ad altri trovati in zone degradate limitrofe al rio di cui sopra. Nello stesso anno, veniva riscontrata la presenza di Emys orbicularis in altri due siti dell’Albenganese: all’interno della ex cava Valloni (Villanova d’Albenga) e a monte di una briglia lungo il corso del torrente Lerrone (Garlenda). |